Origini e sviluppo delle distillerie italiane

Verso metà Ottocento molti distillatori decisero quindi di interrompere la produzione ambulante, fondando le prime, vere e proprie, distillerie.
Spesso gestite da famiglie o da piccoli artigiani, in questa fase si limitavano a produrre Grappa e liquori a base di erbe e piante officinali.

Il Novecento è un periodo di grande fermento per la produzione di bevande alcoliche in Italia. Nascono nuove distillerie e liquorifici (chiamati anche “Fabbriche di liquori”) e si affermano nuove tendenze, come il consumo di liquori aperitivi e digestivi.

Il periodo tra le due guerre mondiali è un momento di particolare crescita per la produzione di Grappa. Il distillato di bandiera acquisisce popolarità e la produzione continua a crescere anche nel secondo dopoguerra. 

Dagli anni ’60 le aziende si rinnovano e investono in nuove tecnologie. È una rivoluzione soprattutto per il mondo della Grappa, con la proliferazione degli impianti di distillazione a ciclo continuo. 
È proprio in questa fase che una buona parte delle distillerie entra in crisi perché la produzione artigianale non riesce a reggere la concorrenza della produzione industriale. 

La crisi durerà circa un decennio e comporterà la chiusura della stragrande maggioranza delle distillerie italiane, che passeranno da circa 2000 a circa 90. Sopravviveranno di fatto le aziende con impianti industriali e le distillerie artigianali che punteranno sulla qualità dei distillati. 

Per ricordare l'importante ruolo svolto dalle distillerie e dalle fabbriche di liquori italiane, il Poli Museo della Grappa ha costituito un archivio storico che raccoglie documenti commerciali d’epoca di numerose aziende, molte delle quali non esistono più. I documenti forniscono preziose informazioni sul mercato dei distillati, dei liquori e dei vermouth fino al 1960. 
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