Durante la terribile pestilenza del 1630 che colpì il nord dell’Italia si sperimentarono molte ricette.
“Pigliate al tempo del sospetto della peste tre cime di ruta, una noce, un fico secco. Ponete il tutto in mezzo bicchiero di acqua di vita per ore tre e poi bevete.”
“Pigliate sterco di huomo da dieci fino a dodici anni, non altramente e fatelo seccare e fatene polvere e detta polvere si vuole operare in questo modo. Al più due cucchiari in un bicchier di acqua di vita e distemperate... e di queste si sono viste in più persone molte esperientie.”
“Pigliate una cipolla bianca, di quelle che si mangiano e fatene succo et mele et aceto et suco di ruta et di mille foglie, ana, et mescolate e dategliene al patiente due terzi in un gotto pieno a metà di acqua di vita et sia caldo et sia dato infra sei hore et stia nel letto ben coperto si che sudi.”
“... è bene mantenersi lo stomaco e la testa purgato... addosso è bene portare sempre odori e profumi tenendo manco panni di lana che sia possibile, perché portatori di contagio, ancor la sera quando andate a letto è ottima cosa il bagnarsi con un poco di acqua di fonte et ancora meglio bere un gotto di buona acqua di vita...”.