Le prime innovazioni
Taddeo Alderotti di Firenze (1215-1302), nel codice vaticano Consilia del 1276, descrive dettagliatamente la produzione dell'acquavite ricavata dal vino con doppie distillazioni. L’Alderotti è inoltre il primo a parlare del serpentino immerso nell'acqua fredda per la condensazione dei vapori. Tra il XIII e il XIV secolo compare infatti il sistema di refrigerazione ad acqua. Il beccuccio del capitello, anziché terminare direttamente nel vaso di raccolta del distillato, veniva fatto passare all’interno di una botticella piena d’acqua fredda; ne parlerà il senese Andrea Mattioli (1570 - 1577), importante studioso e filologo, qualche secolo più tardi.
Una grande importanza nella commercializzazione dei distillati spetta a Venezia, la perla dell’Adriatico. La distillazione si diffuse nel Veneto tra il 1200 e il 1300, quando Venezia era un importante mercato di acquavite di vino e di vinaccia che esportava in Germania e in Oriente, come rimedio per la peste e la gotta.
Alla fine del 1300 diventò popolare la preparazione dell’acquavite di vino, da quando il medico padovano Michele Savonarola (1385-1468) pubblicò il primo trattato sulla sua preparazione, il “De Conficienda Aqua Vitae”, considerato un documento fondamentale nella storia della distillazione, poiché promosse la pratica, la conoscenza e l'uso dell'acqua vitae.
Un leggendario alchimista è considerato l’anello di congiunzione fra l’alchimia medioevale e la chimica medica rinascimentale: Theopharst Bombast von Hohenheim, detto Paracelso (1493-1541). Egli usò per primo il termine alcol, col significato di finezza eccellente, come sinonimo di spirito di vino o di aqua ardens.