Dopo aver esaminato attentamente i diversi aspetti della Grappa nelle regioni italiane con IGT (Indicazione Geografica Tipica), ci dirigiamo ora verso terre dove il distillato prende vita al di fuori di queste designazioni ufficiali.
La Valle d’Aosta, regione a statuto autonomo, gode ancora della possibilità di produrre nelle mura domestiche Grappa per l’autoconsumo in maniera legale, con poche distillerie che operano nel settore della qualità piuttosto che in quello della quantità.
La Liguria conferisce buona parte delle sue ottime vinacce al confinante Piemonte e presenta una decina di aziende interne tra produttori diretti e coloro che acquistano Grappa per imbottigliare.
In Emilia Romagna si trovano più che altro grandi marche di brandy e liquori. Pochissime sono le aziende che distillano vinaccia e l’impianto di distillazione più diffuso è in assoluto quello a ciclo continuo.
In Toscana, invece, la grande vitalità enologica non è seguita da una grande attività di distillazione. Avviene molto spesso che le aziende agricole si facciano distillare le proprie vinacce da distillerie esterne, dando origine a varie Grappe, magari uscite dallo stesso alambicco ma con etichetta diversa.
Il Centro e il Sud Italia non hanno la grande tradizione delle regioni del Nord anche se gli appassionati sono sempre più crescenti. Una nota particolare va all’acquavite “Filu ‘e ferru” della tradizione sarda, che deve il suo nome alla tecnica utilizzata per nascondere le bottiglie prodotte clandestinamente: venivano nascoste sottoterra legandone al collo un filo di ferro che fuoriusciva appena dal terreno in modo da poterle recuperare in un secondo tempo.
In ogni goccia di Grappa prodotta in Italia si trova dunque l'essenza di una tradizione intramontabile che abbraccia regioni, storie e passione. Mentre il mondo della distillazione si espande, queste terre emergono come guardiani di un patrimonio distillato, dimostrando che la Grappa continua a fluire come un racconto avvincente di gusto e autenticità.