La misurazione della qualità della Grappa
Parlare della qualità è da sempre un argomento amato da tutte le bocche, tanto da diventare un luogo comune. E questo fondamentalmente perché, se a parlare della qualità sono in tanti, sono veramente pochi quelli che tendono a definirla e a misurarla: quasi ci fosse un sacro timore a compiere un’operazione del genere, come se fosse dissacrante e portatore di chissà quali sventure tentare modelli scientifici per dare alla qualità un volto e un volume. Nel mondo enologico la questione è ancora più esasperata: non si potrebbe spiegare altrimenti perché i produttori, in un’epoca riduzionista e pragmatica come la nostra, preferiscano ricorrere agli stregoni anziché ai medici, prediligano cantori e poeti ai professionisti che operano con regole scientifiche. La qualità inizia con la tutela dei riflessi del territorio sulle caratteristiche sensoriali dell’acquavite, in quanto il consumatore, nel caso di un prodotto di alta tradizione, unisce in un unico evento l’emozione che ricava dall’origine alla percezione sensoriale della grappa.
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