Buona ma cara

La leggenda coreana dice che in tempi remoti gli abitanti di un villaggio udirono per tre notti di seguito dei lamenti provenienti dalla foresta.
Incuriositi cercarono l'origine di questi lamenti e scoprirono che provenivano da sotto un grande albero.
Si misero quindi a scavare e trovarono una grossa radice di forma umana con gambe e braccia ben evidenziate.
Sbalorditi per la scoperta battezzarono la pianta con il nome di Gin-Seng che nella loro lingua significa pianta-uomo.
Da allora tale radice fu tenuta in molta considerazione come medicamento, anzi fu considerata una panacea universale; da qui il nome scientifico che già i Greci, al tempo di Teofrasto, vollero dedicargli: vale a dire Panax ovvero panacea, rimedio per tutti i mali.

Qualcosa di vero in tutto ciò che si è raccontato intomo al Ginseng in realtà è stato più tardi confermato: la radice contiene un composto di natura steroidica che sembra stimoli la corteccia surrenale. Da qui l'impiego diffuso del Ginseng quale tonico e stimolante nelle debolezze, nella neurostenia e nei «surmenage».
Un impiego diffuso comincia ad avere ora il Ginseng anche nel campo liquoristico, sia per le sue presunte proprietà «afrodisiache» ma anche, crediamo, per il suo sapore decisamente gradevole.

- 1 radice ben grossa di Ginseng
- poco zucchero di canna
- 1 litro di Grappa

Con una radice ben grossa, poco zucchero di canna, e un litro di Grappa si otterrà un liquore dalle indubbie proprietà stimolanti e digestive.
Esso avrà un colore paglierino ed un sapore molto aromatico risultante da una stagionatura di almeno sei mesi.
La macerazione invece dovrà essere effettuata al sole e dovrà durare 3 mesi. È una Grappa molto buona ma con un difetto: è cara!